Michael Jackson: il Re del Pop

“Prima di giudicarmi, provate ad amarmi davvero.”

(“Before judje me, try hard to love me.” _ Michale Jackson_)

michael jacksonMichael Joseph Jackson (Gary, 29 agosto 1958 – Westwood, 25 giugno 2009) è stato un cantautore, paroliere, ballerino, attore, sceneggiatore, imprenditore e filantropo statunitense.

Soprannominato The King of Pop (il Re del pop) è entrato nel Guinness dei Primati per essere l’artista di maggior successo di tutti i tempi con oltre un miliardo di dischi venduti. Ha iniziato la sua carriera a soli cinque anni come leader del gruppo di famiglia, i Jackson Five, fino a diventare una figura dominante nella cultura popolare per 45 anni, grazie al suo contributo nel campo della musica, la danza, lo spettacolo e la moda. I video musicali delle sue canzoni hanno rivoluzionato il modo di concepire la musica trasformandoli in una forma d’arte e la sua popolarità ha portato al successo la nascente rete musicale MTV. Il suo distintivo genere musicale, il suo caratteristico stile vocale e il suo innovativo stile di danza hanno influenzato la maggior parte degli artisti hip hop, pop, R&B e rock contemporanei. Thriller, è in assoluto l’album più venduto nella storia della musica e vincitore di 8 Grammy Awards. I suoi altri progetti discografici, tra cui Off the Wall, Bad, Dangerous, HIStory(quest’ultimo il doppio album più venduto della storia) sono anch’essi catalogati tra gli album più venduti al mondo. Nella sua lunga carriera Jackson ha ricevuto numerosi premi, tra cui quello di Miglior artista pop maschile del Millennio ai World Music Awards e di Artista del Secolo agli American Music Awards del 2002. È stato anche incluso due volte nella Rock and Roll Hall of Fame: nel 1997 come frontman dei Jackson Five e nel 2001 per la sua carriera solista, mentre nel 2002 è entrato nella Songwriters Hall of Fame per il suo contributo nel campo cantautorale e attualmente è l’unico artista del mondo pop e rock ad essere indotto anche nel National Museum of Dance and Hall of Fame per il suo impatto nel mondo della danza. Jackson ha vinto 13 Grammy Awards, incluso il prestigioso Grammy Legend Award e numerosi altri premi, che lo hanno reso l’artista più premiato nella storia della musica. Jackson è stato molto attivo durante tutta la sua vita anche nelle attività di beneficenza; nel corso degli anni ha visitato orfanotrofi, ospitato malati terminali nel suo Neverland Ranch e ha aiutato questi ultimi a guarire dalle proprie malattie con cure a sue spese, spesso riuscendoci. Poco nota è anche la propensione del cantante nell’aiutare chiunque fosse in difficoltà o in condizioni di povertà. Complessivamente ha donato 300 milioni di dollari in beneficenza.

the wizmichael diana rossNel 1978, Michael Jackson interpretò lo Spaventapasseri nel film musicale The Wiz (assieme a Diana Ross), nel rifacimento del film Il mago di Oz. La colonna sonora del film (che tra l’altro contiene Ease on Down the Road, in duetto con Diana Ross) fu curata dal produttore discografico Quincy Jones, che conobbe Michael proprio durante alcune riprese.

off the wall

Jones, su richiesta di Jackson, accettò di produrre il prossimo album da solista del cantante, Off the Wall (il primo sotto l’etichetta della Sony Epic). Alla produzione del disco parteciparono anche, oltre allo stesso Jackson, artisti del calibro di Stevie Wonder e Paul McCartney.  Off the Wall ottenne un ottimo successo, diventando il primo album nella storia della musica a piazzare in classifica quattro singoli: Don’t Stop ‘Til You Get Enough, Rock with You, Off the Wall e She’s Out of My Life. Con Off the Wall, Jackson divenne anche il primo artista nero ad essere riuscito a entrare in una classifica per bianchi, rompendo così le barriere razziali e creando classifiche unificate.

thriller album

Nel 1982 uscì Thriller, secondo album di Jackson da solista per la Epic, che divenne il suo più grande successo commerciale.Fu il primo album della storia ad essere riuscito a piazzare 7 singoli nella top ten della Billboard Hot 100: The Girl Is Mine (cantata insieme a Paul McCartney) , Billie Jean, Beat It, Wanna Be Startin’ Somethin’, Human Nature, P.Y.T. (Pretty Young Thing) e l’omonimo Thriller. Il disco è stato certificato doppio disco di diamante dalla RIAA per le vendite negli USA, dove ha venduto 29 milioni di copie, diventando l’album più venduto di sempre negli Stati Uniti. Fu inoltre, e lo è ancora oggi, l’album più venduto nella storia della musica, con all’attivo oltre 110 milioni di copie vendute. L’impatto del disco fu enorme nella musica popolare e, ancora oggi, molti artisti si ispirano a Thriller per creare musica attuale. Il 29 gennaio 1984, all’assegnazione dei Grammy Awards, Michael riceve ben otto statuette per l’album Thriller.

Michael_Jackson's_Glove_and_CardiganLa popolarità di Jackson era ormai in continuo aumento ma il picco della fama venne toccato il 25 marzo 1983. Quella sera infatti, Michael e i Jacksons si esibirono al concerto celebrativo dei 25 anni dalla nascita della Motown, l’etichetta che li aveva lanciati. Dopo aver cantato I’ll Be There con i suoi fratelli, a un certo punto, Michael si presentò vestito con una giacca nera scintillante, un cappello scuro e un guanto bianco alla mano, iniziando a esibirsi da solista sulle note di Billie Jean. Quell’abbigliamento divenne celebre, tanto che Jackson lo indosserà anche negli anni a venire, quando canterà la canzone durante tutti i suoi concerti.

moonwalkDurante questa esibizione, il cantante lanciò per la prima volta il moonwalk, passo con cui il suo stile di danza verrà identificato per sempre negli anni a venire e che diventerà sinonimo di Billie Jean. Molti considerano Michael come l’inventore della mossa, anche se, come d’altronde ha affermato lo stesso Jackson, esso prende spunto da una tecnica usata dal mimo francese Marcel Marceau (al cantante, dunque, va solamente il merito di averla perfezionata e resa famosa nel mondo). L’evento fu seguito in televisione da più di 47 milioni di telespettatori, ascolti che negli USA non si avevano dai tempi delle esibizioni di Elvis Presley e dei Beatles all’Ed Sullivan Show. In seguito, nel 1984, Jackson produsse il video musicale del singolo Thriller, per la regia di John Landis dalla durata di 13 minuti e mezzo, divenuto una pietra miliare nella storia della musica. Il 27 gennaio 1984, Michael e i suoi fratelli girarono uno spot pubblicitario per la Pepsi Cola, sotto la supervisione del direttore creativo Philip Dusenberry (BBDO), allo Shrine Auditorium di Los Angeles (California). I Jacksons simularono un finto concerto davanti a migliaia di fan, quando i capelli di Michael presero accidentalmente fuoco a causa di un imprevisto guasto pirotecnico. Il cantante riportò gravi ustioni di secondo grado al cuoio capelluto, e fu costretto a sottoporsi ad alcuni interventi di chirurgia plastica ricostruttiva a quest’ultimo, allo scopo di nascondere alcune cicatrici rimaste dopo l’incidente. In seguito a ciò egli diverrà dipendente dagli antidolorifici fino al 1993. Il cantante alla fine decise di non far causa alla Pepsi e donò il suo risarcimento presumibilmente del valore di 1.5 milioni di dollari al Brotman Medical Center di Culver City (California), che adesso ha un centro di nome Michael Jackson Burn Center in onore alla donazione del cantante. L’episodio dell’incidente ebbe enorme impatto mediatico, ma soprattutto sulla salute di Jackson che dovette subire dolorosi trapianti di cuoio capelluto.

reaganIl 14 maggio 1984 il cantante venne invitato alla Casa Bianca per ricevere un premio dal presidente USA Ronald Reagan, dovuto al sostegno che Jackson aveva dato agli enti benefici nella lotta contro l’alcol e la droga dal momento che aveva concesso l’uso di Beat It in uno spot pubblicitario su tali tematiche.

We-Are-The-World-Nel 1985 Michael Jackson scrisse insieme a Lionel Richie il singolo benefico We Are the World, che servì a raccogliere fondi di beneficenza contro la fame nell’Africa Orientale. Diventò immediatamente uno dei singoli più venduti nella storia della musica con circa 18 milioni di copie mosse nel mondo.

vitiliginevitiligine 2Intanto il colore della pelle di Jackson, nera per l’intera durata della sua giovinezza, iniziò a schiarirsi di anno in anno. Nel 1986, fu diagnosticata al cantante una rara e acuta forma di vitiligine, una malattia che provoca la perdita del colore della pelle rendendo l’epidermide dell’individuo a macchie. Questo confermò che la reale causa dello sbiancamento della sua pelle non era di natura volontaria e chirurgica, come molti avevano supposto, bensì dovuto alla vitiligine. Per il medesimo motivo era apparso molteplici volte in pubblico con ombrelli per proteggersi dal sole. Jackson sarebbe “sbiancato” totalmente e gradualmente nel giro di pochi anni; per nascondere la malattia ha usato varie applicazioni di fondotinta aventi come scopo quello di omogeneizzare le macchie.

Il 31 agosto 1987 uscì Bad, ottavo album di Jackson, terzo per la Epic e ultimo prodotto da Quincy Jones. Da Bad furono estratti dieci singoli: I Just Can’t Stop Loving You, Bad, The Way You Make Me Feel, Man in the Mirror, Dirty Diana, Another Part of Me, Smooth Criminal, Leave Me Alone, Liberian Girl e Speed Demon. Il video di Bad, dalla durata complessiva di circa 16 minuti, è considerato un vero e proprio short movie; fu girato in una stazione della metropolitana di New York e costò 2,2 milioni di dollari, divenendo il clip più costoso di sempre e battendo Thriller. Il primato di Bad fu però battuto sempre dallo stesso Jackson con Scream del 1995 (nel quale duettò con la sorella Janet Jackosn) che ad oggi detiene ancora tale primato con 7 milioni di dollari investiti. L’anno seguente uscì Moonwalker, film scritto e interpretato da Michael Jackson. Esso ripercorre la carriera del cantante, dagli esordi con i Jackson Five alla pubblicazione dell’album Bad e comprende numerosi filmati inediti e video musicali dell’ultimo album. In quel periodo Michael Jackson fu insignito del titolo di Re del Pop. Il premio gli fu consegnato da Elizabeth Taylor ed Eddie Murphy, che ai BRE Awards diedero all’artista di colore il Video of the Year Award e il Triple Crown Award di Re del Pop, del Rock e del Soul.

morphingNel 1991 uscì Dangerous e fu ancora un successo, vendendo oltre 32 milioni di copie nel mondo (dati aggiornati al 2009), ed è tutt’oggi l’album new jack swing di maggior successo di tutti i tempi. Ciò fu dovuto in buona parte al singolo di lancioBlack or White, il cui video fu girato da John Landis (stesso regista di Thriller) e vi partecipò anche l’attore Macaulay Culkin. Il video fu di estrema innovazione per l’epoca presentando l’effetto morphing, sconosciuto prima di allora, e divenne uno dei video più costosi di sempre con 1.5 milioni di dollari investiti. I video successivi non furono da meno: a febbraio fu pubblicato il secondo singolo Remember the Time accompagnato da un clip “faraonico” ambientato in Egitto dalla durata di 10 minuti a cui parteciparono l’attore Eddie Murphy, la modella e attrice Iman e il giocatore NBA Magic Johnson. Nel 1992 è la volta di In the Closet e Jam; nel primo troviamo Jackson e la modella Naomi Campbell in una sensualissima danza, mentre nel secondo fa la sua apparizione il celebre cestista Michael Jordan che gioca e balla con Jackson.

Heal-the-World_01Il settimo singolo estratto dall’album Dangerous fu Heal the World, per il quale Jackson ricevette numerosi premi e nel 1992 fondò la Heal the World Foundation, fondazione di beneficenza per bambini sfortunati anche a sfondo ecologista. Era un’organizzazione no profit che i occupava di lenire la povertà, la fame, la violenza, la malattia in tutto il mondo; l’intero incasso del Dangerous World Tour fu devoluto da Jackson alla HWF.

JORDAN CHANDLER and MICHAEL JACKSON@ WORLD MUSIC AWARDS, MONACO - MAY 1993JORDYNel 1993 il cantante fu per la prima volta accusato di molestie sessuali. Evan Chandler, dentista radiato dall’albo di Beverly Hills, accusò Jackson di abusi sessuali su suo figlio Jordan, allora minorenne. Evan Chandler formalizzò l’accusa in sede civile e non penale e da ciò emerse che il suo unico scopo era quello di chiedere a Michael Jackson un risarcimento danni in denaro. Il 22 dicembre dello stesso anno Michael rispose via satellite da Neverland e si dichiarò “totalmente innocente”. Il 25 gennaio 1994 all’accusatore fu versata una non precisata somma di denaro e i media distorsero le informazioni, riportando all’opinione pubblica che l’artista fu disposto a pagare per far ritrarre le accuse di molestie, quando in realtà si oppose alla transazione finanziaria, pagata dall’assicurazione e voluta esclusivamente dai suoi soci in affari, i quali non erano disposti a perdere ingenti somme di denaro qualora il cantante, con un tour in atto, fosse stato costretto a sospenderlo in seguito ad un processo. Nello stesso anno, a seguito delle accuse, il cantante fu costretto a sospendere il suo Dangerous Tour; decisione presa anche in seguito al fatto che la Pepsi (allora sponsor della star) sciolse il contratto per l’impatto mediatico negativo che aveva travolto l’immagine di Jackson. In quello stesso periodo il cantante ammise la sua dipendenza da antidolorifici (in particolare del Demerol) e decise di rifugiarsi in una clinica di riabilitazione per curarsi e stare lontano dalla stampa e dai paparazzi che gli davano la caccia, arrivando a indire concorsi a premi per chiunque lo trovasse. Il cantante denunciò i Chandler per estorsione e pretese che la sua totale estraneità ai fatti per i quali veniva accusato fosse messa nera su bianco nel documento che successivamente fu depositato in tribunale. Soltanto in seguito si venne a sapere di telefonate che dimostravano l’innocenza di Jackson: in esse Evan Chandler parlava con il suo avvocato dicendo che voleva distruggere sua moglie (amica del cantante) e Jackson perché non gli aveva prestato dei soldi per aprire un’attività. Negli anni lo stesso Jordan Chandler denunciò suo padre per tentato omicidio e, nei giorni successivi al decesso del cantante, Jordan Chandler dichiarerà a tutti i giornali di essere stato costretto dal padre a mentire per estorcere denaro a Jackson.

MicahelJacksonwifeLisaMariePresleyVMA1994-mj-lisa-kissNel 1994 Jackson sposò Lisa Marie Presley, unica figlia di Elvis Presley, conosciuta nel 1992. Il matrimonio fu pesantemente criticato dai media, i quali lo ritennero una trovata pubblicitaria per stroncare l’attenzione dalle accuse di pedofilia che Michael aveva recentemente subito. Nel tentativo di zittire queste dicerie, la coppia si lanciò in pubblico in un bacio lungo e appassionato durante gli MTV Video Music Awards del 1994. Questo bacio in pubblico però non fece altro che destare altri sospetti sulla coppia. In realtà Michael amava veramente Lisa, la quale però non voleva dargli dei figli, così si separarono nel Gennaio del 1996 e divorziarono qualche settimana dopo.MichaelJackson_LisaMarie

Nel 1995, fu pubblicato il doppio album HIStory: Past, Present and Future – Book I. L’album ha venduto oltre 20 milioni di copie (40 milioni di unità) nel mondo. Il primo singolo estratto dal disco d’inediti di HIStory fu il doppio lato A Scream / Childhood; Scream è un duetto tra Michael e Janet Jackson, sua sorella più giovane, anch’essa cantante di successo. Childhood, invece, è forse la canzone più diretta tra quelle scritte dallo stesso Jackson, dato che è l’unica che tratta in prima persona della sua difficile infanzia. Il secondo singolo fu You Are Not Alone. Il terzo singolo fu Earth Song, un drammatico appello per la salvaguardia del pianeta. Il quarto singolo fu They Don’t Care About Us, brano che creò varie controversie a causa del suo testo, a detta di qualcuno era eccessivamente anti-semita. Ma nel contesto della canzone Jackson intendeva l’esatto contrario.

debbie-rowe-michael-jackson-13727160491_a55744c099Il 14 novembre 1996, durante la tappa australiana dell’HIStory World Tour, il cantante si sposò per la seconda volta, in questo caso la sua ex-infermiera Deborah Jeanne Rowe, in una cerimonia improvvisata vicino alla sua camera d’albergo di Sydney. Dai due nacquero due figli: Michael Joseph Jr. (il cui nome venne cambiato in Prince Michael) e Paris Michael Katherine. Jackson e la Rowe si erano incontrati per la prima volta a metà degli anni ottanta, quando al cantante fu diagnosticata la vitiligine per la prima volta. In origine, i due non avevano in programma di sposarsi, ma dopo aver scoperto la prima gravidanza di Deborah, la madre di Jackson era intervenuta per persuadere il figlio a farlo. Il matrimonio, però, non fu molto lungo, e la coppia divorziò nel 1999. La custodia dei figli fu affidata, pare per volere della stessa Rowe, al cantante, e questo permise ai due ex-coniugi di rimanere in ottimi rapporti.

michael-jackson-nose-nasoNel 1998 il dottor Steven Hoefflin, noto chirurgo plastico di Hollywood, sostenne di aver ridisegnato il naso di Jackson e lo invitò a stare in guardia da ulteriori operazioni. Lo stesso dottore dichiarò, dopo la morte di Jackson, di possedere delle prove che incriminavano numerose persone per la morte della stella. Il 10 settembre 2001 Jackson organizzò una speciale cerimonia al Madison Square Garden per celebrare i suoi trent’anni di carriera solista. Il 30 ottobre 2001 venne pubblicato Invincible. I singoli estratti ufficialmente dall’album furono You Rock My World e Cry.

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Nel novembre del 2002 Jackson giunse a Berlino per ricevere un premio per le sue azioni umanitarie. Circondato da alcuni fan sotto l’Hotel Adlon, fu da loro invogliato a mostrare il suo ultimogenito Blanket. Portò così il bimbo sul balcone e da lì lo tenne sospeso reggendolo con la mano destra, dopo averne coperto il volto con un fazzoletto (secondo il cantante, perché il bambino non fosse riconosciuto). Jackson pose brevemente il figlio fuori del balcone, e poi lo ricondusse in camera. In un’intervista al giornalista britannico Martin Bashir, nel 2003, Jackson disse che i media sbagliavano a commentare il suo ruolo di padre, e spiegò “dell’affetto che aveva per i tre bambini”. Aggiunse anche: “Ho solo provato a far vedere Michael Jr. ai miei fan, non a gettarlo dalla finestra”.

gavin arvizoSempre nel 2003 uscì il documentario Living with Michael Jackson che includeva anche interviste al cantante sulla sua vita privata. Martin Bashir e il suo staff filmarono Jackson per 8 mesi, riprendendo anche il suo comportamento controverso a Berlino. Uno spezzone del documentario, che suscitò controversie e grande attenzione mediatica, mostrò Michael mano nella mano con Gavin Arvizo, allora tredicenne malato di cancro, e il cantante che ammise di aver condiviso con lui la stanza da letto, ma di non averne diviso il letto. Jackson si sentì tradito da Bashir, e accusò il documentario di averlo mostrato in maniera distorta. Ciò fu dimostrato anche in seguito, durante il processo che il cantante dovette subire per molestie su minore, in quanto gli spezzoni tagliati da Bashir furono proiettati in aula. Jackson si occupò inoltre di diffondere il suo proprio documentario, filmato dal suo cameraman personale, che raccoglie gli spezzoni tagliati da Bashir, le spiegazioni di Jackson sulle operazioni di chirurgia plastica, sull’episodio di Berlino, e sul suo rapporto con i ragazzini di Neverland. Mentre Michael era a Las Vegas (Nevada) per girare il video dell’inedita One More Chance, la polizia di Santa Barbara sequestrò il Neverland Ranch e spedì al cantante un mandato d’arresto per abusi sessuali su minori. Michael fu accusato di aver abusato di Gavin Arvizo, che apparve proprio all’inizio di quell’anno nel documentario Living with Michael Jackson. L’FBI aprì un’inchiesta e dopo aver indagato chiuse il caso perché i fatti non sussistevano ; lo stesso fecero sia il dipartimento di assistenza all’infanzia e lo stesso dipartimento di polizia, con lo stesso esito negativo. Nonostante ciò Jackson fu poi processato nel 2005 per la vicenda, ma alla fine fu assolto da tutti i 10, più 4 minori, capi d’accusa.

images (2)e_michael_jackson_apNel gennaio 2005 iniziò il processo Michael Jackson. Ciò che successe durante questo procedimento penale è stato definito uno degli episodi più vergognosi della storia del giornalismo e non solo: i media divulgarono presso l’opinione pubblica notizie manipolate e distorte riguardo a ciò che succedeva in aula favorendo palesemente l’accusa, il procuratore distrettuale fabbricò prove false per accusare Jackson. Dal processo emerse che gli accusatori erano in realtà dei truffatori che avevano l’abitudine di rivolgersi a stelle dello spettacolo per spillare loro delle ingenti somme di denaro e che spergiuravano sul banco dei testimoni. Inoltre si scoprì che gli Arvizo si erano rivolti allo stesso avvocato a cui si rivolsero i Chandler, gli accusatori di Jackson del 1993, un certo Feldman e la difesa dimostrò che quest’ultimo si era accordato con un altro avvocato, Dickerman, per escogitare un piano atto ad ottenere dal caso Arvizo più soldi possibili; infatti l’avvocato di Jackson, Mesereau, produsse una serie di fax e lettere che i due uffici legali si erano scambiati con quell’intento. Emerse anche che il cantante era vulnerabile e costantemente circondato da gente senza scrupoli che cercava di truffarlo in ogni modo: i suoi manager, i suoi soci, le persone che ospitava in casa e di cui si prendeva cura, proprio come la famiglia che lo accusò, fino ad arrivare all’ultimo degli inservienti che lavorava al ranch. Il 13 giugno 2005 fu riconosciuto innocente e assolto da tutti i capi d’accusa.michae23

Nel febbraio del 2006 uscì Visionary: The Video Singles, contenente 20 dei suoi singoli più noti. Poco dopo una corte riconobbe i diritti genitoriali di Debbie Rowe, sui due figli nati da lei e da Jackson. Il 9 marzo 2006 i rappresentanti del governo californiano ordinarono la chiusura di Neverland Ranch, e a Michael chiesero 69.000 dollari per risarcire i suoi ex dipendenti (1.000 dollari ciascuno). La pena per eventuale ritardo del pagamento sarebbe ammontata a 100.000 dollari extra. Trenta ex dipendenti di Neverland citarono anche in tribunale Jackson per 306.000 dollari di stipendi mai pagati. Sette giorni dopo fu annunciato che Michael aveva chiuso Neverland e licenziato alcuni suoi dipendenti.

Il 15 novembre 2006 Jackson si è esibito ai World Music Awards tenutisi a Londra. Nel 2007 Michael Jackson ha iniziato a lavorare in studio al nuovo album. Intanto l’11 febbraio 2008, in occasione del 25º anniversario dell’uscita dell’album che lo ha reso celebre in tutto il mondo, è stato pubblicato un cofanetto speciale che ripercorre l’intero album arricchito da materiale inedito.Nel luglio 2008 su internet comincia a circolare Hold My Hand, brano musicale che doveva essere contenuto nell’ultimo album di Akon e che lo vede duettare con Jackson. La canzone (di cui era già stata pubblicata una demo con il solo Akon protagonista) è però rimasta inedita e non è stata inclusa in Freedom, l’album di Akon uscito nel dicembre successivo. Quest’ultimo poi non ha preso molto bene la diffusione non ufficiale del suo nuovo brano perché ha iniziato a circolare abusivamente anche nelle radio e anche perché il suo album all’epoca non era ancora stato pubblicato. La canzone ha comunque ricevuto consensi positivi. Il 29 agosto 2008, giorno del 50º compleanno di Michael Jackson, è uscito in Australia, Austria, Belgio, Filippine, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Svezia e Ungheria una nuova raccolta dal titolo King of Pop. Si tratta di un’antologia in cui, a differenza delle precedenti, sono stati i fans stessi a decidere i brani da inserire che formeranno quindi la lista delle canzoni del disco.

cronaca133973071107092226_bigAll’inizio del 2008 si erano create situazioni di allarme quando Michael venne immortalato mentre veniva trasportato in sedia a rotelle. Verso la fine di dicembre sono cominciate a circolare però voci, rivelatesi poi false, su presunti problemi di salute piuttosto gravi. Michael sembrava soffrisse di una malattia genetica di nome A1AD a causa della mancanza di una proteina che protegge i polmoni. Questa mancanza lo avrebbe reso cieco dall’occhio sinistro (dove la vista sarebbe calata per il 95%) e quasi impossibilitato a parlare. L’unica cosa che avrebbe potuto salvarlo da problemi gastrointestinali o addirittura dalla morte sarebbe stata il trapianto del polmone. Sembrava inoltre che Michael avesse dei continui mancamenti, e fosse costretto a stare a letto per lungo tempo; in diversi giorni non permettevano nemmeno ai suoi figli di vederlo. Il tutto è stato smentito ufficialmente dal portavoce del cantante, il dottor Tohme e dal referto autoptico.

GTY MICHAEL JACKSON ANNOUNCES PLANS FOR SUMMER RESIDENCY AT THE O2 ARENA E MUS GBRIl 5 marzo 2009, Michael Jackson tenne una conferenza stampa all’O2 Arena di Londra (alla quale erano presenti oltre 2.000 fans), in cui annunciò di aver programmato una serie di concerti all’O2 Arena stessa nel luglio successivo. Michael inoltre affermò che si sarebbe trattato del final curtain call come dichiarò nella conferenza stampa indetta a fine maggio, ovvero le sue ultime esibizioni. Con queste parole non si era capito bene se il cantante non avrebbe più partecipato a concerti in generale o se si riferisse alla sola Londra, in ogni caso si erano generati parecchi dibattiti tra i giornalisti. Non vi furono ulteriori annunci da parte di Jackson se non un “ci vediamo a luglio”. Nel maggio dello stesso anno si sparse la notizia, resa pubblica dal The Sun e ripresa dal Corriere della Sera, che il cantante soffrisse di un tumore alla pelle. Anche questa notizia fu poi smentita dal dottor Tohme e dal referto autoptico.

roomNel giugno del 2009, Jackson si trovava a Los Angeles per le prove che si svolgevano allo Staples Center. La notte tra il 24 ed il 25 giugno 2009, mentre era nella sua casa di Holmby Hills (Los Angeles), Michael Jackson ebbe un malore. Stando alle dichiarazioni del Dott. Murray, la notte del 24, nonostante avesse somministrato in più riprese alcune benzodiazepine al cantante, quest’ultimo non sarebbe riuscito ad addormentarsi, così il dottore alle ore 10.40 gli somministrò l’anestetico propofol e dopo che Jackson avrebbe preso “sonno” verso le ore 10.50, l’avrebbe lasciato da solo per due minuti per andare in bagno, nonostante il paziente non fosse attaccato ad una pompa d’infusione, obbligatoria per regolare la somministrazione di tale farmaco. Michael Jackson DoctorTornato nella stanza, verso le ore 10.52 Murray, accorgendosi che la pop star non respirava più, iniziò a praticare una sorta di rianimazione cardiopolmonare sul letto, dove non produce alcun effetto, in quanto va praticata su una superficie dura. Durante le indagini si scoprirà che dopo la somministrazione del propofol, Murray era al telefono e stava utilizzando due cellulari, di cui non si è servito per chiamare i soccorsi, ma per effettuare varie chiamate ed invii di mail tra cui una per tranquillizzare un funzionario della Lloyd’s Insurance,l’assicurazione dei concerti londinesi, riguardo alle condizioni di salute di Jackson; dai tabulati presentati al processo, però, si evincerà che la mail è stata spedita quando il cantante era già mortoI soccorsi vennero chiamati più di un’ora dopo, alle ore 12.21, dalla guardia del corpo di Jackson, Alvarez, come testimoniò anche il paramedico che ricevette la telefonata.

michael-jackson-ambulanceI paramedici del Los Angeles Fire Department giungono alle 12.28. Il tempestivo trasferimento alla clinica dell’UCLA Medical Center, la clinica ospedaliera dell’Università della California non bastò, i tentativi di rianimazione fallirono e venne dichiarato morto alle ore 14.26. L’autopsia stabilì che la sua morte avvenne per una somministrazione eccessiva di Propofol, a pochi giorni dalle ultime prove dei concerti che si sarebbero dovuti tenere alla O2 Arena di Londra dal 13 luglio 2009. Le immagini video delle prove svoltesi allo Staples Center mostravano un Jackson in ottima forma ma in realtà non è così come si deduce dal referto autopticoFonti vicine alla famiglia riportarono che negli ultimi giorni Michael era sotto stress per i 50 concerti che avrebbe dovuto tenere a Londra.

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Sempre secondo persone vicine a Jackson, il cantante assumeva eccessive quantità di pillole quotidianamente, addirittura più di 40 xanax al giorno. Ma gli esami tossicologici rileveranno che non vi erano sostanze nel suo organismo a parte quelle somministrate dal Dott. Murray quella notte, né alcool o droghe di alcun genere e nessuna pillola nel suo stomaco. Anche lo Xanax (Alprazolam) non è stato rinvenuto né nel suo organismo né in casa. Il giorno della morte della star la rete esplose: in quella mattina, infatti, i siti web a lui dedicati, ma soprattutto tutti i social network a partire da Facebook e Twitter, fecero notare ai propri utenti un’enorme lentezza, dovuta proprio a tutti i messaggi lasciati per il grande Jackson oltre alla creazione di continui gruppi che parlavano dell’artista e delle sue opere. La sola stima dei Twits fu di oltre 5.000 messaggi ogni minuto. Si dice inoltre che Facebook e tutti gli altri social network rimasero bloccati per ore per il grande numero di messaggi per l’icona del pop. Anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama mandò le proprie condoglianze scrivendo una lettera alla famiglia Jackson.

article-1198105-05A16B05000005DC-860_634x439jackson_bara01gIn seguito, il 7 luglio, allo Staples Center di Los Angeles, si svolse una commemorazione pubblica con la presenza di circa 18.000 fan estratti a sorte alla lotteria, amici e parenti; il 3 settembre successivo venne organizzata una cerimonia funebre in forma privata al Forest Lawn di Los Angeles, il cimitero delle celebrità, dove il corpo di Jackson si trova tuttora. Nel testamento redatto nel 2002, Michael Jackson affidò i suoi tre figli alla madre, la settantanovenne Katherine. È quanto emerse dal documento presentato in tribunale a Los Angeles, in cui l’artista nominò la collega e amica Diana Ross come tutrice, qualora sua madre non fosse in grado di prendersi cura dei tre ragazzi. Ma il suddetto documento, dopo la morte del cantante, mosse immediatamente dubbi e polemiche riguardo l’autenticità in quanto Jackson si trovava a New York il giorno in cui l’avrebbe firmato, invece la città riportata su di esso è Los Angeles. Gli esecutori non diedero una spiegazione esauriente in merito.

jackson_family_childrenMichael-Jackson-Memorial-7-7-09-paris-jackson-7027117-400-344Dissero che il nome della città di Los Angeles sarebbe stato trascritto per errore. Tra l’altro i nomi dei figli della star sul testamento furono riportati in modo errato; alcuni familiari del cantante hanno dichiarato che Michael non avrebbe mai sorvolato su errori di questo genere soprattutto su un documento così importante per i suoi figliRandy, Janet, Rebbie, Tito e Jermaine Jackson nell’estate 2012 hanno spedito una lettera a John Branca e a John McClain il 17 luglio 2012, chiedendo le dimissioni immediate di queste persone dalla funzione di esecutori dell’Estate. Nel documento, i fratelli Jackson scrivono che il testamento è un falso, inesatto e fraudolento

CEM1003_124343009969jackson-graveAl momento della morte, Jackson era indebitato per oltre 400 milioni di dollari, accumulati negli ultimi anni in cui il cantante ha dovuto affrontare enormi spese. L’insieme dei beni di Michael, è stato valutato a oltre 1 miliardo di dollari per le quote di diritti detenuti dal Re del Pop sul catalogo dei Beatles e di altri artisti, oltre alla proprietà delle sue canzoni stimata al valore di 75 milioni di dollari. In seguito alle pubblicazioni postume alla morte, l’entourage del cantante ha riscontrato guadagni per oltre 90 milioni di dollari. L’intero patrimonio è stato affidato alla fondazione Michael Jackson Family Trust.

Michael-s-grave-at-forest-lawn-june-25th-2012-michael-jackson-31253149-600-399Nelle 3 settimane successive alla morte, sono stati venduti in tutto il mondo oltre 9 milioni di copie dei suoi album. Le vendite dei suoi dischi hanno superato gli 8.2 milioni di copie negli Stati Uniti e le oltre 29 milioni di copie in tutto il mondo e hanno fatto di Jackson l’artista più venduto del 2009.

20100626_jackson-madreQualche mese dopo il suo decesso Jordan Chandler, il bambino che lo accusò di molestie sessuali, ritrattò tutto e rivelò che fu suo padre a spingerlo a mentire per soldi, chiedendo perdono all’ormai defunto Jackson; inoltre il padre del ragazzo, il 18 novembre successivo, fu trovato senza vita dopo essersi sparato con una pistola in una camera d’albergo. Anche il giornalista Martin Bashir, che lo intervistò per il documentario “Living with Michael Jackson”, confessò in seguito di aver mentito. Non sono mancate poi numerose teorie del complotto circa la sua morte. Da varie mails presentate in aula al processo Murray, nonché da scambi di mails tra i funzionari di AEG, società promotrice dei concerti londinesi, emersi durante la causa AEG – Lloyd’s Insurance, si evinse che mentre Randy Phillps presidente della AEG Live e il regista dello show Kenny Ortega, pubblicamente si affrettavano a dichiarare che le condizioni psico fisiche del cantante erano ottime nel periodo immediatamente antecedente alla morte, in realtà sapevano che Jackson non stava bene emotivamente. Il 12 ottobre 2009, a quasi quattro mesi dalla morte del cantante, fu diffuso alla radio un singolo che prese il nome dello stesso tour che il re del pop avrebbe dovuto intraprendere nel mese di luglio, ovvero This Is It. La canzone risale al 1980Il 23 febbraio del 2010 è uscito il DVD delle riprese delle prove dello spettacolo Michael Jackson’s This Is It.Il primo album postumo contenente musica inedita è stato pubblicato il 10 dicembre 2010, ed è intitolato Michael, ma suscitò delle proteste da parte dei fan, dei familiari del cantante ed anche da parte di alcuni suoi ex collaboratori in quanto ne contestarono ogni aspetto: la libertà creativa che ci si era presi per completare le opere della pop star, la scelta delle canzoni, l’autenticità di alcune parti vocali. Uno dei massimi esperti dell’opera di Jackson, Joe Vogel, ha definito il cd “Michael” un pasticcio di vecchie e nuove canzoni. Fu possibile ascoltare il primo singolo estratto, Hold My Hand, in duetto con Akon, in streaming sul sito ufficiale del cantante dal 15 novembre in anteprima mondialeL’eredità di Jackson (1 miliardo di dollari con 500 milioni di debiti) sembra che vada a sua madre Katherine, ai tre figli e a delle associazioni benefiche. Niente al padre, che, come testimoniato dallo stesso Michael, abusò di lui diverse volte quando era piccolo, infliggendogli pesanti punizioni corporali e prendendolo in giro per il suo aspetto

Il 9 maggio 2011 venne pubblicata la notizia tratta da un’indiscrezione uscita dal Department Of Children And Family Services di Los Angeles, un’agenzia governativa che si occupa di servizi ai minori e che ha ovviamente collaborato alle indagini sulla popstar, secondo la quale Jackson fu prosciolto “da ogni accusa in tutte le indagini” già nel 2003. Secondo questa indiscrezione i fatti non erano mai accaduti, e il processo non aveva alcun senso.

murrayIl 7 novembre 2011, dopo 49 testimonianze e sei settimane di udienze relative al processo Murray, i 12 giurati riunirono in camera di consiglio, in una sala del tribunale di Downtown Los Angeles, e ne uscirono dopo nove ore con una sentenza unanime: il medico Conrad Murray venne riconosciuto colpevole per la morte di Michael Jackson e condannato per omicidio colposo a 4 anni di carcere, reo di aver somministrato al cantante, poche ore prima della sua morte, un anestetico chirurgico che dovrebbe essere somministrato esclusivamente in ospedale. Questa è la massima pena prevista in California per questo genere di reato. Il giudice Pastor decise di infliggerla in quanto definì le pratiche che Murray esercitava su Jackson “pazzia medica”, “esperimenti in medicina che non possono essere tollerati” e ritenne che l’aspetto più intollerante del comportamento di Murray in tutta questa vicenda fu ed è la totale mancanza di senso di colpa e rimorso per quanto accaduto

VITA PRIVATA

fihlio-jackson58796_imgMichael Jackson ha avuto tre figli. Il primogenito Prince Michael Jackson, avuto dalla sua seconda moglie Deborah Jeanne Rowe, nacque il 13 febbraio 1997. Poi, circa un anno dopo, il 3 aprile 1998, venne alla luce Paris Michael Katherine Jackson, avuta sempre con Deborah Rowe. Il 21 febbraio 2002, Michael ebbe il suo terzo figlio: Prince Michael Jackson II, soprannominato semplicemente Blanket, ma non da Deborah Rowe, ma, come dichiarato dal cantante, da una madre surrogata.

la-stella-di-jacko-sulla-walk-of-fameA Jackson inoltre è stata attribuita anche la paternità di altri suoi presunti figli; il più celebre tra questi ultimi è il norvegese Omer Bhatti che 3 settimane dopo i funerali del cantante, ai quali ha partecipato seduto al fianco dei suoi “fratellastri”, ha chiesto il test del DNA. In realtà il giovane non sarebbe altro che uno di quei tanti bambini ospitati a Neverland; infatti il primo incontro tra lui e Jackson risalirebbe al 1996. Il cantante, venendo a conoscenza della povertà in cui viveva con la sua famiglia, avrebbe offerto ai genitori di lavorare per lui. In seguito il ragazzo ha dichiarato al Sun che non era il quarto figlio del cantante e che non era vero che aveva chiesto il test del DNA.

firma michal jackson

Jim Morrison: il Re Lucertola

“Io non sarò mai nessuno, ma nessuno sarà mai come me.”

(“I will never be someone, but anyone will never be like me.”_Jim Morrison_)

jim morrison

James Douglas Morrison, o semplicemente Jim, nasce a Melbourne, in Florida (USA) l‘8 dicembre del 1943. Cantautore, icona del rock, poeta, leader carismatico e frontman della band statunitense The Doors, fu uno dei più importanti esponenti della rivoluzione culturale degli anni Sessanta, nonché uno dei più grandi cantanti rock della storia, diventato per tutti una delle icone della rivoluzione di costumi degli anni ’60, la quale ha trovato il suo sbocco politico nelle contestazioni pacifiste contro la guerra in Vietnam.

Impetuoso “profeta della libertà” e poeta maledetto, è ricordato come una delle figure di maggior potere seduttivo nella storia della musica e uno dei massimi simboli dell’inquietudine giovanile. Era soprannominato il Re Lucertola (da Celebration of Lizard, il suo poema) e venne paragonato a Dioniso, divinità del delirio e della liberazione dei sensi. Ha pagato con la vita i suoi eccessi, fatalmente contrassegnati dall’abuso di alcole e droghe. Jim Morrison è, con il chitarrista Jimi Hendrix e la cantante Janis Joplin, uno dei tre rocker caduti nella cosiddetta “maledizione della J”, caratterizzata dalla morte per tutti e tre i musicisti all’età di 27 anni e in circostanze mai del tutto chiare.

Autoproclamatosi il Re Lucertola, icona sessuale evocante Dioniso, divinità delirante e senza regole, Jim Morrison è stato anche e soprattutto un poeta, con due raccolte di versi di discendenza beat, ancora oggi lette e apprezzate non solo dai suoi fan, ma anche da una certa critica senza paraocchi. Nel 2008 inoltre, il cantante statunitense è stato posizionato al 47° posto tra i 100 migliori cantanti di sempre, stando alla nota rivista Rolling Stone. Un contributo importante al mito di Jim Morrison inoltre, lo ha dato senz’altro il regista Oliver Stone, con il suo film “The Doors”, uscito nel 1991 e molto apprezzato dal pubblico.

jim morrison e padre

Andando alla sua stretta biografia, va detto che il piccolo Jim non è un bambino facile. Risente dei continui spostamenti, causa il lavoro di suo padre, George Stephen Morrison, un influente ammiraglio della Marina degli Stati Uniti d’America il quale, molti anni dopo, si troverà nel Golfo del Tonchino, al momento del famoso incidente che avrebbe offerto agli Usa il pretesto per muovere guerra al Vietnam. Sua madre è Clara Clarke, ed è una casalinga, figlia di un noto avvocato. James cresce insieme alla sorella Anne Robin e al fratello Andrew Lee: un’educazione severa per lui come per i suoi due fratelli, con i quali non legò mai. Tutti e tre cambiano spesso scuola e amicizie, costretti all’instabilità. Appena tre anni dopo la nascita di Jim, da Pensacola, in Florida, la famiglia Morrison si trasferisce a Clearwater, sul Golfo del Messico. L’anno dopo, nel 1947, sono a Washington prima, ed a Albuquerque poi. Ed è proprio durante uno di questi spostamenti, in automobile, che Jim Morrison vive una delle esperienze che più lo segna nel corso della sua esistenza, fonte di ispirazione per diverse canzoni e, soprattutto, poesie. A detta dello stesso Morrison infatti, nel 1947 lui e la sua famiglia si trovano impelagati in un incidente, mentre percorrono il deserto tra Albuquerque e Santa Fe, nel Nuovo Messico. Qui, il piccolo Jim scopre per la prima volta la morte, scorgendo sulla strada una moltitudine di corpi appartenenti ad un gruppo di lavoratori indiani, della tribù Pueblo, molti dei quali insanguinati. Più in là, lo stesso cantante americano asserirà di aver sentito l’anima di uno shamano morto in quell’incidente entrare dentro di lui e influenzarlo per il resto della sua vita. Ad ogni modo, la famiglia continua i suoi spostamenti. Arrivano a Los Altos, in California, dove la futura rockstar comincia le scuole elementari. Tre anni più tardi scoppia la Guerra di Corea e il padre deve andare al fronte. Le conseguenze sono un nuovo trasloco, questa volta a Washington, nel 1951. L’anno successivo poi, si stabiliscono a Claremont, vicino a Los Angeles.

Nel 1955 il piccolo Morrison è a San Francisco, nel sobborgo di Alameda, dove prende parte all’ottavo anno di scuola. Due anni dopo, comincia il nono anno, rivelando tutte le sue qualità di studente modello, divoratore di testi filosofici e letterari, tanto da meritarsi alcune menzioni d’onore.

L’inizio della sua ribellione allo status borghese, se così si può dire, avviene nella libreria del poeta beat Lawrence Ferlinghetti, che dal 1958 Jim comincia a frequentare assiduamente, insieme ai locali poco raccomandabili della stessa San Francisco. Un breve scarto e arriva l’ennesimo trasferimento, questa volta di passaggio in Virginia, dove Jim stupisce gli insegnanti del liceo George Washington. Il suo quoziente di intelligenza è fuori dal comune e si attesta su 149.

mary werbelow

Tuttavia, il cambiamento è radicale e tra il 1960 e il 1961 avviene in lui qualcosa che, tra le altre azioni di ribellione confusa, lo porta a mancare clamorosamente la consegna dei diplomi, cosa che manda su tutte le furie suo padre. Viene allora mandato dai nonni in Florida, per frequentare lo Junior College di Saint Petersburg, con scarsi risultati: è ormai indirizzato sulla strada beat e anche il suo look, sempre più trasandato, ne risente. Passa alla Florida State University di Tallahassee e comincia a frequentare la studentessa Mary Frances Werbelow.

Il 1964 è un anno importante per Jim Morrison e per la sua famiglia. Il futuro rocker vuole andare all’UCLA, il centro sperimentale di cinematografia della California. Suo padre non è intenzionato a dargli i soldi per questa nuova impresa, che reputa inutile: vuole per il primogenito un futuro nell’esercito. Jim allora, come ammetterà più in là, si taglia i capelli, si ripulisce, indossa abiti puliti e affronta suo padre in una lunga chiacchierata di convincimento la quale, a ben guardare, sarà praticamente l’ultima tra i due. Così facendo, ottiene i soldi per l’UCLA. È il taglio definitivo, in realtà, con le origini e con la sua famiglia. Morrison arriverà a dichiarare persino di essere rimasto orfano.

L’UCLA si rivela un’esperienza tanto deludente quanto stimolante all’inverso: incompreso dal punto di vista registico (due dei suoi unici cortometraggi non godranno di grossa considerazione all’interno della scuola), Jim si butta nella letteratura e nella musica, che interpreta come un’occasione per fare poesia. Ai corsi, con lui, ci sono personaggi di spicco come Martin Scorsese e Francis Ford Coppola, che passano per quella facoltà, ma Morrison stringe i rapporti soprattutto con quello che sarà il suo futuro tastierista, Ray Daniel Manzarek. I due si conoscono sulla spiaggia di Venice, vero e proprio luogo scelto da Morrison per le sue peregrinazioni notturne, ormai votato all’alcol e alla vita bohemien. Un libro, oltre a “On the road” di Jack Kerouac, e alle poesie di Allen Ginsberg, sembra averlo appassionato più degli altri: Le porte della percezione, dello scrittore britannico visionario e geniale Aldous Huxley.

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L’incontro con Ray Manzarek porta alla nascita dei The Doors, un nome che omaggia il titolo del libro amato da Morrison e che a sua volta, si rifà ad un noto verso del poeta William Blake. I due dunque, impiegano poco tempo a dare vita ad una band, grazie soprattutto al repertorio di poesie di Jim, che per anni, in pratica, non ha fatto altro che buttare giù versi.
Il primo brano in assoluto che compongono, il quale però vedrà la luce discografica solo nel secondo disco dei Doors, si intitola Moonlight drive. Secondo alcuni racconti, Morrison avrebbe canticchiato nelle orecchie di Manzarek le prime strofe del brano, impressionando il pianista e convincendolo a mettere su una band di musica rock.

Un anno dopo, nel 1966, i Doors sono al Whisky a Go Go, il music club più noto di West Hollywood. Con i primi due, ci sono anche il chitarrista Robby Krieger e il batterista John Densmore: il primo darà vita a “Light my fire”, una delle canzoni più amate dai giovani di tutte le generazioni, caratterizzata da un lungo e lisergico assolo di Hammond firmato da Manzarek. Il pianista fa anche da basso, portando il tempo e i giri con la mano sinistra, contemporaneamente.

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Al Sunset Strip, la zona dei locali di Los Angeles, Jim incontra Pamela Courson, la futura Pam, l’unica donna che amerà e da cui verrà realmente amato.

Intanto, le esibizioni di Morrison scandalizzano i gestori dei locali e anche il Whisky a Go Go decide di allontanare la band, dopo una delle versioni più hot della nota canzone The End, che il front-man dei Doors canta e interpreta in un modo molto spinto, creando una comunione intensa e talvolta scandalosa con il pubblico presente. Nel giro di poco tempo, Jac Holzman, fondatore della casa discografica Elektra Records, ormai leggendaria, propone ai Doors un impegno contrattuale di sette album, in esclusiva.

Il 4 gennaio del 1967 l’Elektra pubblica il primo, storico, album di Morrison e compagni,che, come consuetudine dell’epoca, si intitola come il nome della band: The Doors. Il disco è una bomba e contende a Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles la palma della prima posizione americana. C’è di tutto: sonorità blues come la vecchia ballata Alabama Song, ritmi duri e brani arrabbiati come Break on through e Light my fire, scene visionarie e poetiche come The end e The Crystal Ships, unitamente a ritmiche latine, chitarre flamenco e ammiccamenti boogie da parte dell’organo di Manzarek. E, soprattutto, ci sono i versi di Jim e l’impatto lisergico della sua voce: mai perfetta, non eccezionale, spesso esclusivamente baritonale ma, tuttavia, enormemente carismatica.

Il tour che segue è un grande successo. In breve Morrison si ritaglia la fama di istigatore di folle, provocatore, ribelle. Durante i suoi concerti non dà freno a nulla: spesso ubriaco e sotto l’effetto di droghe, invita la gente a salire sul palco, provoca le forze dell’ordine, fa l’equilibrista sul palcoscenico, si tuffa tra il pubblico e simula orgasmi con la voce, a volte causando la fine improvvisa delle sessioni dal vivo. Soprattutto, cerca in tutti i modi di spogliarsi.

Il 1967 segna l’uscita del secondo album, Strange Days, il quale si attesta al terzo posto della classifica Billboard 200. Durante il tour, i Doors sono nei migliori locali d’America, dal Berkeley Community Theatre al Fillmore, al Winterland di San Francisco, fino allo storico Village Theatre di New York, le più importanti location rock del momento. In quella stagione, la band viene invitata al The Ed Sullivan Show, esattamente il 17 settembre. Si tratta del programma più seguito d’America, dove Jim si consacra come simbolo di ribellione. Il conduttore chiede al cantante di evitare la parola “higher” (riferita allo sballo da droghe) e prontamente, Morrison disobbedisce in modo provocatorio, pronunciando la parola in modo ancor più forte, direttamente davanti alla telecamera. Intanto, i The Doors sono già all’apice del successo.

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Il 9 dicembre successivo, arriva uno dei tanti arresti sul palco di Jim Morrison, causato dalle continue provocazioni da parte del cantante alle forze dell’ordine presenti in divisa. È una continua provocazione la sua, irrorata di alcol e portata all’estremo dagli allucinogeni, di cui Morrison è sempre più dipendente.

Nel luglio del 1968, quando i Doors sono sempre più croce e delizia del pubblico, arriva il disco Waiting for the sun, dal brano omonimo contenuto nel disco. Non è un lavoro eccellente dal punto di vista tecnico, ma sono presenti alcune delle canzoni più lisergiche della storia del rock, molte delle quali incentrate sulle esperienze allucinogene del cantante con la sua band. Ad esse, si affiancano alcuni brani d’amore, figlie della relazione sempre più tormentata tra Jim e Pam, come Love Street e Hello, I love you.

Arriva anche uno degli eventi più importanti, come l’atteso concerto all‘Hollywood Bowl di Los Angeles, considerato l’evento rock dell’anno. Qui però, a differenza delle ultime uscite, il front-man della band è concentrato sulla performance e non si lascia andare ai suoi soliti comportamenti. Cosa che invece accade durante tutti i successivi concerti, spesso interrotti e devastati dai fan, come quello al Singer Bowl di New York e a quello di Cleveland, dove Jim Morrison inaugura anche il tuffo sulla folla. Nonostante ciò, in quell’estate il singolo Hello, I Love You si attesta al primo posto in classifica.

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Icona sexy e rockstar incontrollabile, si fa immortalare per sempre nel celebre servizio in bianco e nero firmato dalla fotografa Joel Brodsky, chiamato The Young Lion (Il giovane leone). Tuttavia, da questo momento comincia il declino del cantante, che litiga sempre di più con il resto della band e con la sua compagna, ormai preda di alcol e droghe.

arrestoL’episodio peggiore è datato 1969, durante il concerto di Miami, al Dinner Key Auditorium. I Doors vengono da un lungo tour europeo più o meno di successo, e soprattutto dal tutto esaurito al Madison Square Garden. A Miami però, Morrison esagera, e il concerto degenera in una vera e propria sommossa: il cantante viene accusato di aver mostrato i genitali al pubblico, sebbene non vi siano prove contro di lui. Il 20 settembre del 1970, viene processato e condannato per atti contrari alla morale e bestemmia in luogo pubblico, ma non per ubriachezza molesta e oscenità. È l’inizio della fine.

Anche The soft parade, album uscito nel 1969, non convince il pubblico e si rivela un flop, con strani archi e sottofondi da camera che poco si uniscono al sound aspro e talvolta hard dei vecchi Doors. Inoltre, Morrison si fa arrestare nuovamente, questa volta durante un volo diretto a Phoenix, per ubriachezza e condotta molesta.

A febbraio del 1970, nonostante non sia stato un gran successo di vendite, vede la luce uno dei migliori lavori dei Doors, il disco Morrison Hotel, contenente la celeberrima Roadhouse Blues. È, o meglio, sarebbe potuto essere, l’inizio di una sfolgorante carriera di bluesman per l’interprete di The End, genere assolutamente nelle sue corde e in grado di “prestare il fianco”, grazie alla propria fisionomia musicale, alle intuizioni scrittorie del cantante.

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Morrison non se ne rende conto più di tanto e, nello stesso anno, preda amatoria della giornalista e scrittrice Patricia Kennealy, si unisce a lei in una stramba cerimonia “pagana”, che avrebbe dovuto sancire la loro unione, dopo il momentaneo allontanamento da Pamela.

Dal punto di vista strettamente musicale, i Doors dal vivo non sono più quelli di prima. All’Isola di Wight, altro concerto leggendario, Jim inscena una delle sue peggiori performance, dichiarando alla fine che quella sarebbe potuta essere la sua ultima esibizione. Tuttavia, questa arriva il 23 dicembre successivo, al Warehouse di New Orleans, nel quale Jim Morrison dimostra di essere ormai arrivato alla fine della corsa: ubriaco, stravolto, completamente fuori giri e quasi sempre disteso sul palco. Nell’aprile del 1971, arriva un altro lavoro interessante, l’ultimo in studio della band, altra prova del talento blues di Morrison. Si chiama L.A. Woman e contiene brani di repertorio interessanti, come l’omonima canzone che dà il titolo al disco, o gli ottimi L’America, Love her madly e la celeberrima Riders on the storm.

LA MORTE

fat-jim-morrisonMorrison si trasferì con Pamela Courson a Parigi nel marzo 1971, con l’intenzione di dedicarsi solo alla poesia e smettere di bere. Il 3 luglio 1971 muore in circostanze mai chiarite del tutto nella casa in cui la coppia alloggiava da pochi mesi, l’ampia camera di un palazzo Beaux Arts del XIX secolo situato al n. 17 di rue de Beautreillis, nel quartiere de Le Marais. Secondo la versione ufficiale, viene trovato privo di vita nella vasca da bagno da Pamela.  Due giorni dopo, durante un funerale di otto minuti e alla sola presenza di Pam, dell’impresario dei Doors Bill Siddons, giunto frettolosamente dall’America, e della regista e amica di Jim, Agnes Varda, il “Re Lucertola” viene seppellito nel Cimitero di Père-Lachaise, quello degli artisti, con Oscar Wilde, Arthur Rimbaud e molti altri.

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A ventisette anni Jim trovò così la tanto decantata fine (“The End… my only friend, The End…”), lasciò tutto ciò che aveva alla sua amata Pam, inclusa l’ingente mole di manoscritti e taccuini. Molto del materiale letterario rimase tuttavia a Parigi. Dopo la morte di Morrison si fece un gran parlare della maledizione del famigerato Club 27 e cominciarono a fiorire le prime leggende: Jim fu “visto” a Parigi, Tangeri e New Orleans. I Doors superstiti realizzarono altri due album come trio e si sciolsero nel settembre 1972. Per il trentennale della sua morte, nel 2001, è stato pubblicato un DVD, The Doors – 30 Years Commemorative Edition, mentre per il quarantennale Manzarek e Krieger, con Dave Brock alla voce, hanno organizzato un tour mondiale per onorare l’amico scomparso.

DUBBI E TESTIMONIANZE SULLA MORTE DI JIM

Forse è stato un attacco cardiaco, com’è la versione ufficiale, ad averlo ucciso, causa l’eccesso di alcol. Forse una morte inscenata ad hoc per fuggire la CIA, incaricata di “fare fuori” tutti i miti della controcultura, i sovversivi come Morrison, come Janis Joplin, come Jimi Hendrix. O forse, come sembra più ovvio credere, date le sue frequentazioni parigine, una overdose di eroina pura. Molte sono e restano le congetture fatte sulla sua morte, per giunta a distanza di diversi decenni quasi impossibili da definire. La morte di Jim Morrison è rimasta avvolta nel mistero. I referti medici ufficiali parlano di arresto cardiaco avvenuto nell’abitazione del cantante, ma non fu mai eseguita alcuna autopsia.

JimMorrisonGraveSiteL’attuale tomba, un blocco di granito con epitaffio in greco antico, ha sostituito quella originale, che era sormontata da un busto marmoreo raffigurante Jim Morrison, opera di uno scultore jugoslavo, e che è stato trafugato dopo essere stato deturpato a più riprese con vernice, rossetto e graffiti. Nel 1995 gli eredi ripulirono la sua tomba e quelle circostanti e stanziarono un fondo per un sistema di sorveglianza permanente. Sulla lapide fu affissa una lastra di bronzo con l’iscrizione ΚΑΤΑ ΤΟΝ ΔΑΙΜΟΝΑ ΕΑΥΤΟΥ che fa riferimento all’estrema coerenza con cui egli condusse la sua vita fino al tragico epilogo, e la cui traduzione letterale è: FEDELE AL SUO SPIRITO (Daimón).

Alcuni sostengono che Jim Morrison sia ancora vivo e che abbia inscenato la sua morte per sottrarsi alla pressione della popolarità e dedicarsi alla poesia, magari assieme a Pamela. Si è anche ipotizzato che si sia trasferito in Africa seguendo le orme del suo poeta-culto, il leggendario Arthur Rimbaud, pare infatti che, all’inizio del 1967, Jim Morrison propose di inscenare la sua morte per portare il gruppo all’attenzione del paese. Fece anche la proposta di utilizzare il nome “Mr Mojo Risin” (un anagramma del suo nome, ripetuto a non finire nella celebre canzone L. A. Woman e significante anche una chiara allusione all’organo sessuale), per contattare l’ufficio una volta che si fosse nascosto in Africa.

tomba morrisonSteve Harris, assistente di Jac Holzman, ricorda che Jim Morrison gli chiese quali conseguenze avrebbe avuto la notizia della sua presunta morte. Morrison, ai tempi del flirt con la Werbelow, era anche incuriosito dalla sottrazione del corpo di Cristo dalla cripta a opera degli apostoli, e diversi amici convengono che questo era proprio il tipo di beffa che lui avrebbe voluto giocare al mondo. Ci sono poi i sostenitori della teoria del complotto, i quali affermano invece che la morte di Jim Morrison fu tutta una messa in scena orchestrata dalla CIA, – con la sua, anche quella di Jimi Hendrix, Brian Jones, Janis Joplin – per “far fuori” dalla circolazione questi artisti “scomodi” che con la loro musica inducevano milioni di fan a rifiutare la guerra in Vietnam e vivere in assoluta libertà secondo il modello della controcultura hippie. Si decise che i tre artisti erano figure dannose per la società poiché traviavano la gioventù e accrescevano il dissenso dell’opinione pubblica nei confronti degli Usa, e venne quindi architettata una cospirazione per eliminarli o renderli innocui. Nel corso di un’intervista rilasciata nel 2008 all’inglese Daily Mail, il tastierista ex Doors Ray Manzarek ha rivelato che Jim Morrison, un anno prima di morire, avrebbe fantasticato sull’intenzione di simulare la propria morte per trasferirsi alle Seychelles, dando nuovo vigore alle diverse leggende metropolitane nate nel tempo.

Nel corso degli anni sono state fatte innumerevoli congetture. Molti hanno sostenuto che era totalmente estranea alla sua figura una morte di infarto in una vasca da bagno (lo scrittore William Burroughs disse di considerarla “una storia assurda, inverosimile”) e che la vera causa del decesso sia stata invece un’overdose di eroina (o di cocaina). Jim Morrison, infatti, frequentava spesso il Rock ‘n’ Roll Circus, un locale notturno allora noto come luogo di ritrovo degli eroinomani. I detrattori di questa ipotesi affermano che Jim Morrison avesse timore degli aghi ipodermici, l’eroina però può essere assunta anche mediante inalazione. Morrison, peraltro, venne trovato nella vasca da bagno, che di solito è il primo posto in cui viene portata la vittima di un’overdose per tentare la rianimazione, e sulla sua tomba apparvero subito graffiti che dicevano “Abbiate pietà dei tossici”, “Morto di overdose”, ecc. D’altronde il rischio che l’eroina inalata risulti fatale è decisamente maggiore quando è in combinazione con l’alcol. Se tuttavia Jim Morrison avesse sniffato eroina, un esame del sangue l’avrebbe rivelato, oppure, in caso di iniezione, il medico avrebbe notato il segno dell’ago, ma il problema è che non fu effettuato alcun esame del sangue, nessuna autopsia e nessuna analisi accurata. Il dottor Max Vassille arrivò dodici ore dopo il decesso, manifestò perplessità sulla morte nella vasca da bagno ma aggiunse che se le dichiarazioni di Alain Ronay e di Pamela erano accurate – e nell’immediato non potevano essere smentite – era probabile che Jim Morrison fosse morto per attacco di cuore provocato da coaguli di sangue nell’arteria cardiaca. Ci sono poi altri elementi interessanti. Un amico pusher si confidò con Elizabeth Lariviere, detta Zozo, una modella amica di Pamela, preoccupato che Jim Morrison potesse essere morto in seguito alla droga che lui gli aveva fornito. La cantante Marianne Faithfull ha raccontato che il conte Jean De Breteuil “era spaventato a morte. Jim Morrison era morto di overdose e la droga l’aveva fornita lui. Jean si vedeva come il pusher delle star, e a un certo punto eccolo ridotto come uno spacciatore da strapazzo nei guai fino al collo”. I due partirono immediatamente per Casablanca. De Breteuil morì qualche mese dopo per overdose. Un altro episodio curioso fu lo strano annuncio della morte di Jim Morrison che diede in tempi record, la mattina del 4 luglio, il DJ americano Cameron Watson alla discoteca La Bulle, dopo essere stato avvicinato da due spacciatori di marijuana. Pamela, da parte sua, ha raccontato versioni diverse della storia. In linea di massima, affermò che lei e Jim passarono la serata al cinema, quindi al ristorante, infine sniffarono eroina a casa, Jim Morrison si sentì male e nella notte si immerse nella vasca da bagno.

images (1)Secondo il giornalista Sam Bernett, amico del leader dei Doors, Jim Morrison non sarebbe morto per cause naturali ma di overdose nel night club Rock ‘n’ Roll Circus. Bernett racconta che la sera del 3 luglio 1971 Jim Morrison, dopo aver bevuto birra e vodka, sniffò una dose massiccia di eroina e si chiuse dentro il bagno del locale. Mezz’ora dopo Bernett fu avvisato che Jim Morrison non usciva, buttarono giù la porta e lo videro steso per terra con la schiuma alla bocca mista a sangue. Un medico che era al night club in quel momento disse che si trattava di overdose, e così, per nascondere il tutto, il cadavere venne portato a casa e adagiato nella vasca da bagno, fingendo che fosse morto per cause naturali. A suffragare questa tesi si aggiungono altre testimonianze. Innanzitutto quella di Nicole Gosselin, una habitué del Circus presente quella notte nel locale, la quale afferma che il corpo di Jim Morrison “fu portato fuori di peso perché probabilmente già morto” passando per il locale che si trovava nel retro e comunicava col Circus, l’Alcazar. La Gosselin dichiara che conosceva il pusher che gli fornì la dose letale e che si trattava di eroina “pura al 90%, quando di solito lo è al 20-30%”. Dopo il decesso, il Rock ‘n’ Roll Circus fu al centro di voci di ogni genere, gli spacciatori vennero interrogati dalla polizia, ma ufficialmente nessuno svolse indagini sulla morte di Morrison. Un anno dopo il giornalista, nonché amico di Morrison, Jerry Hopkins si recò a Parigi per cercare informazioni sulle circostanze della sua morte: negli ambienti dei tossicodipendenti e dei frequentatori del Circus la “verità” che tutti conoscevano era proprio quella del Circus, ossia morte per overdose di eroina nei bagni del locale e successivo trasferimento a casa del corpo. La versione “ufficiale” del ritrovamento del corpo esanime nella vasca da bagno della sua abitazione, al contrario, era del tutto sconosciuta. Hopkins afferma inoltre che sia Pamela sia Danny Sugerman sapevano della morte di Jim Morrison al Circus per eroina ma decisero, per rispettare la memoria del cantante, di negare tale versione dei fatti. È per questo motivo, afferma Hopkins, che nella biografia Nessuno uscirà vivo di qui[14] vengono proposte entrambe le versioni, quella del Circus e quella della vasca da bagno: in tal modo i biografi ebbero modo di dire come andarono realmente le cose però in maniera “ambigua”, lasciando cioè il lettore senza certezze inoppugnabili. In seguito la versione del Circus è stata confermata da decine e decine di altre persone, fra cui lo stesso Densmore nella sua biografia, il giornalista Hervé Muller (che frequentò Jim Morrison a Parigi) e Oliver Wicker, direttore della rivista francese Le Globe.

Dunque, con ogni probabilità, nei giorni successivi alla morte di Jim Morrison fu messa in atto una “copertura” cinica e improvvisata, favorita da procedure volutamente permissive delle autorità locali, per far sì che la scandalosa overdose di eroina della rockstar americana, che avrebbe avuto pesanti implicazioni criminali e finanziarie, fosse ufficialmente dichiarata un comune attacco di cuore. Comunque siano andate realmente le cose, forse c’è da condividere la considerazione finale dei biografi Hopkins-Sugerman, secondo cui “a meno che non si tratti di un omicidio, poco importa come sia morto – un’overdose di qualcosa, un infarto, o semplicemente si sia ubriacato a morte (come in molti dapprima sospettarono). La questione di fondo resta quella del ‘suicidio’. In un modo o nell’altro, Jim è morto per autodistruzione, e scoprire in quale maniera è solo questione di determinare il calibro della metaforica pistola che lui stesso si è puntato alla tempia.”

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Elvis: The Pelvis

“La mia voce è volontà di Dio. Non la mia.”

(“My voice is God’s will, not mine.” _ Elvis Presley)

elvis

Elvis Aaron Presley  nasce a Tupelo (Mississippi – USA) l’8 gennaio 1935 da Gladys Love Smith e Vernon Elvis Presley. È stato un cantante, chitarrista e attore statunitense. Uno dei più celebri cantanti di tutti i tempi, fonte di ispirazione per musicisti e cantanti di rock and roll e rockabilly, tanto da meritarsi il soprannome de Il Re del Rock and Roll o semplicemente The King. Sul suo certificato originale di nascita si legge Elvis Aaron Presley (così come lo scrisse il medico). Esiste anche un certificato di nascita, non ufficiale, conservato come una sorta di souvenir, nel quale si legge Elvis Aron Presley. Elvis, quando firmava qualcosa inserendo anche il secondo nome, scriveva Aron. C’è scritto Aron sul suo certificato di nozze, così come pure sulla borsa che usò sotto le armi.

La sua particolare, unica e irripetibile presenza scenica ha prodotto un impatto senza precedenti sulla cultura americana e mondiale, e i suoi caratteristici movimenti di bacino, nei quali si produceva durante le sue scatenate esibizioni, gli guadagnarono l’altro importante e particolare soprannome: Elvis The Pelvis. Osannata e idolatrata da fan, critici e da molte altre personalità dello star system e dello Show business del suo tempo – da Marilyn Monroe ai Beatles – la sua figura ha inevitabilmente oltrepassato il confine che divide un fenomeno solamente e prettamente musicale dal quel grande universo rappresentato dalla cultura pop, finendo per diventarne una vera e propria intramontabile icona.

Elvis-Presley-and-Sam-Phi-001Per aiutare economicamente la famiglia, Elvis decise di fare il camionista per la Crown Electric di Memphis. Un giorno passando sulla Union Street vide che alla Sun Records di Sam Phillips chiunque, pagando un dollaro, poteva registrare un disco da portarsi a casa. Elvis decise di fare un regalo alla madre per il compleanno e decise di registrarle un disco, una vecchia ballata che aveva sentito per radio fin dai tempi di Tupelo, My Happiness. Sam Phillips, ascoltato il ragazzo, convocò immediatamente due session men che già avevano lavorato nel suo studio in passato, il contrabbassista Bill Black e il chitarrista Scotty Moore. In una notte di luglio del 1954, dopo aver provato per ore senza aver trovato niente di buono o di originale, Elvis vinse la sua timidezza e disse agli altri due: «La conoscete questa?», ed iniziò a suonare un vecchio pezzo country di Arthur Crudup, intitolato That’s All Right Mama con un ritmo frenetico; Sam Phillips uscì dalla regia e li fermò dicendo ad Elvis: «no, non la conosco ma io di questo ne faccio un disco!».

I primi dischi che Elvis fece per la Sun entrarono nella storia del rock: That’s All Right (Mama),  Blue Moon of Kentucky,  Good Rockin’ Tonight,  Baby Let’s Play House, titoli che catapultarono il giovane Elvis tra le stelle della musica del sud degli Stati Uniti. La musica proposta da Elvis era così nuova che gli ascoltatori telefonavano ai DJ delle radio per chiedere chi fosse quel nero che cantava canzoni country, oppure chi fosse quel bianco che cantava pezzi blues. Inoltre Elvis era l’unico artista che appariva sia nelle classifiche di vendita di rhythm and blues, che in quelle di country.

Nel 1955 il contratto di Elvis venne venduto da Sam Phillips, che con la sua piccola etichetta non poteva far fronte all’incredibile ascesa della sua giovane scoperta, alla RCA per l’allora cifra record di 35.000 dollari. Il manager di Elvis era il Colonnello Tom Parker e rimase tale fino alla morte del cantante. Parker, intuite le potenzialità del suo assistito, fece esibire Elvis alla televisione nazionale, facendolo entrare in tutte le case d’America. L’opinione pubblica si scandalizzò sia della musica che delle movenze selvagge che Presley portò in TV, ma le canzoni Heartbreak Hotel, Jailhouse Rock (che come singolo per ora ha venduto più di 9 milioni di copie), Hound Dog (13 milioni di copie), Love Me Tender (5 milioni di copie), All Shook Up (7 milioni di copie) inoltre tutti questi singoli risultano tra i più venduti nella storia della musica.

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Il famoso produttore Hal B. Wallis firmò con il colonnello Parker un contratto in esclusiva per avere Elvis nei suoi film e, negli anni tra il 1956 e il 1958, Presley interpretò 4 pellicole diretto da registi del calibro di Robert Wise e Michael Curtiz.

Nei primi anni 50 vennero attribuite ad Elvis un certo numero di “fidanzate”, più o meno ufficiali. Tra di esse spiccano i nomi di Dixie Locke, Barbara Hearn, Dorothy Harmony, Tempest Storm,e Natalie Wood.

Nel 1958 Elvis fu chiamato per il servizio militare. Il colonnello colse l’ occasione per trasformare l’ avvenimento in una sorta di evento mediatico senza precedenti.

elvis militareDopo il ritorno dal servizio militare, nel 1960, Elvis era cambiato profondamente. Il primo effetto di tale metamorfosi fu la sua tendenza a mostrarsi sempre più guardingo e diffidente nei rapporti con la gente. La conseguenza di questo suo atteggiamento fu inevitabilmente il formarsi attorno alla sua persona di una impenetrabile barriera di parenti, amici, guardie del corpo, e “yes men” (persone che non avevano altro scopo se non accondiscendere a qualsivoglia desiderio del capo, per entrare nelle sue grazie, e ottenere in seguito indubbi vantaggi…) denominata Memphis Mafia, che lo proteggeva, ma gli impediva, tuttavia, di avere contatti normali con il mondo esterno.

Verso la fine degli anni sessanta la situazione del cantante era già quella di un quasi recluso e ciò può in parte motivare l’entusiasmo che negli anni successivi lo portò a cercare, con incredibile frequenza, il contatto con il pubblico. Per Elvis gli inizi del nuovo decennio furono piuttosto duri. La morte della madre Gladys, avvenuta mentre svolgeva il servizio militare lo aveva gettato in un profondo stato di prostrazione, del quale pativa ancora le conseguenze. I suoi più accreditati biografi in effetti hanno sempre sostenuto che egli fosse legato alla madre da un rapporto particolarmente intenso, e che la perdita della stessa sia stato per lui un colpo terribile.elvis-presley-1

Nel 1960 fu ospite nello show televisivo di Frank Sinatra, che gli volle dare la possibilità di riacquistare la visibilità di un paio di anni prima. Elvis si presentò allo show pochi giorni dopo essere rientrato dal servizio militare, e si produsse in una esibizione notevole, ma dalla quale inevitabilmente traspariva un netto cambiamento di stile. Elvis non appariva più l’ aggressivo rocker di un tempo, ma un cantante molto più innocuo, melenso e sdolcinato.

I tempi stavano inevitabilmente cambiando. Le nuove rock band avevano ormai invaso il mercato dei primi anni sessanta, e i ragazzi, altrettanto inevitabilmente, stavano dirottando le loro attenzioni ed il loro interesse verso i nuovi idoli musicali del momento, come i Beatles, i Beach Boys o i Rolling Stones.

elvis_presley_10A partire dall’ inizio degli anni ’60, Elvis troncò completamente le esibizioni dal vivo, e decise di sfruttare al massimo il remunerativo filone cinematografico. In otto anni Elvis interpretò ben trentatre film, alcuni inediti in Italia, dei quali solo tre o quattro potevano essere considerati artisticamente validi. Gli altri potevano essere considerati al massimo dei B-movie, di qualità assolutamente infima e dozzinale, girati talvolta in due settimane solamente. Le trame di questi film erano solitamente banali e insulse, e tutte molto simili tra loro. Nonostante ciò i film spesso registravano resse al botteghino, e almeno sino alla metà del decennio incassarono bene. Poi il filone di quelli che venivano definiti “Presley movies” iniziò a manifestare segni di stanchezza, e verso la fine del decennio la situazione cambiò. Il pubblico, forse stanco della monotonia e della banalità delle trame, che viaggiava di pari passo con quella delle colonne sonore, cominciò a disertare le sale cinematografiche, e ciò ovviamente si riflesse negativamente anche sugli incassi. È comunque innegabile il fatto che Elvis avesse una certa propensione alla recitazione, anche se gli furono sempre affidati ruoli poco favorevoli a far emergere le sue doti di attore.

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Dopo quasi dieci anni di fidanzamento, il primo maggio 1967 Elvis e Priscilla si sposarono con una cerimonia privata insieme ad un piccolo gruppo formato dalla famiglia e dagli amici all’Aladdin Hotel di Las Vegas.

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Circa nove mesi dopo, il primo febbraio 1968 Elvis diventò papà, poiché nacque Lisa Marie Presley, sua figlia, per la quale egli nutrì sempre una vera e propria forma di adorazione.

Elvis era dunque riuscito finalmente a realizzare uno dei suoi sogni più ambiti: una famiglia tutta sua. Dunque nel 1968 Elvis, a trentatré anni, sposato e padre di una bambina, stanco di continuare a girare filmetti insulsi e di poco conto, volle rituffarsi appieno in quello che era stato il suo mondo agli inizi della sua folgorante carriera, il mondo della musica.

Il colonnello organizzò uno special televisivo natalizio per la NBC, la regia venne affidata al giovane Steve Binder, che aveva già diretto un paio di documentari sul mondo del Rock & Roll e che aveva intenzione di produrre uno special su Presley. Quello che venne poi chiamato 68 Comeback Special , e che in origine sarebbe dovuto essere null’ altro se non una prevedibile, melensa e stereotipata celebrazione del Natale, grazie al fondamentale e innovativo apporto di Binder e di Elvis, che collaborarono magnificamente tra di loro, allo scopo di raggiungere un risultato finale di assoluta eccellenza, diventò invece la celebrazione del ritorno di Elvis Presley in grande stile come rocker.

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Elvis si presentò al cospetto del pubblico in gran forma. La pinguedine che suo malgrado sfoggiava nei film che aveva girato sino a qualche tempo prima era solo un ricordo. Fasciato in una magnifica tuta di pelle nera, diede sfogo a tutta la grinta che aveva dovuto reprimere in tutti quegli anni in cui si era dedicato alla realizzazione di film insulsi, regalando al pubblico americano uno spettacolo magnifico, entrato nella storia della televisione. L’incredibile successo dello show rinnovò in Elvis il desiderio di dedicarsi alla produzione di musica di qualità.

Decise così di ritornare a Memphis e di chiudersi in studio per una session di registrazione. Elvis, influenzato positivamente dall’ entusiasmante atmosfera che si era creata attorno alla sua persona, e dalla indubbia valenza artistica dei suoi collaboratori (autori, strumentisti, coristi…), si dedicò alacremente e con professionalità alle sedute di registrazione, incidendo una serie di brani memorabili. Il frutto di questo lavoro furono due album acclamatissimi da critica e pubblico, Back In Memphis e From Elvis in Memphis, che contenevano canzoni come In The Ghetto e Suspicious Minds. Tornò anche la voglia di esibirsi dal vivo e, mentre Elvis approvava su consiglio di James Burton, il suo nuovo chitarrista, i membri di quella che sarebbe diventata la TCB Band, che lo avrebbe accompagnato per tutti i futuri tour degli anni 70, e che annoverava tra le sue fila il bassista Jerry Scheff e il batterista Ronnie Tutt, il chitarrista ritmico John Wilkinson e il pianista Larry Muhoberac, il colonnello firmava un contratto di esclusiva con l’International Hotel di Las Vegas per una serie di concerti che avrebbero ottenuto in seguito un successo clamoroso.

Elvis iniziò il nuovo decennio con una seconda serie di spettacoli, fra il 26 gennaio e il 23 febbraio 1970, sempre all’International Hotel di Las Vegas, ottenendo ogni volta che si esibiva uno strepitoso successo di critica e di pubblico. Da quel momento sembrò deciso a voler recuperare tutti gli anni perduti lontano dal pubblico e nell’arco di sette anni, fra il 1970 e il 1977, si esibì in quasi un migliaio di concerti, con una media di uno ogni due giorni e mezzo circa, anche due o tre nello stesso giorno.

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Il 21 dicembre 1970 Elvis Presley fece visita, su sua richiesta, al presidente Richard Nixon alla Casa Bianca. Numerose foto lo ritraggono col presidente nello Studio Ovale.  Elvis, che da sempre subiva il fascino delle armi e delle uniformi, proprio allora riuscì a coronare un sogno inseguito da tempo. Con il beneplacito del presidente Nixon, Elvis divenne a tutti gli effetti un agente dell F.B.I., sezione narcotici.

Malgrado le continue e insistenti voci di possibili tour esteri, Presley non si esibì mai al di fuori degli Stati Uniti o del Canada. Di conseguenza furono sempre migliaia gli appassionati che da tutto il mondo si recarono oltreoceano per poter assistere ad una sua esibizione.

All’ inizio degli anni 70, Elvis cominciò a soffrire di una grave forma di glaucoma secondario, una pericolosa malattia degli occhi. Inoltre i lunghi periodi di lontananza dalla moglie Priscilla, che non seguiva Elvis durante lo svolgimento dei suoi interminabili tour, i suoi sempre più frequenti rapporti con altre donne, la sua precaria salute , (Elvis aveva aumentato considerevolmente l’uso di psico-farmaci dal suo ritorno alle esibizioni dal vivo nel 1969, e ciò inevitabilmente finì per riflettersi sul suo carattere…), spinsero poi la moglie Priscilla a chiedere la separazione da lui, nel febbraio del 1972.

Il 9 ottobre del 1973 venne sancito il divorzio a Santa Monica, e, sebbene l’amicizia tra Elvis Presley e la ex-moglie Priscilla sia durata per tutta la vita del cantante, ciò causò il profilarsi in lui di un lungo periodo di acuta depressione.

Elvis Presley With Girlfriend Linda Thompson Arrive At Hotel After Concert - March 21, 1976

Successivamente, Elvis imbastì una relazione stabile con Linda Thompson, che era stata “Miss Tennessee”, e che gli rimase accanto per circa quattro anni.

È nel 1973 che Elvis dà vita a quello che sarà uno dei concerti passati alla storia: lo show all’Honolulu International Center Arena, Hawaii, ovvero l’ “Elvis – Aloha from Hawaii”. Lo spettacolo viene visto in tutto il mondo da più di un miliardo di persone, dall’Australia al Sud-Est Asiatico fino in Europa.

L’ ultima “fidanzata ufficiale” di Elvis fu invece la modella e attrice Ginger Alden, che gli rimase accanto durante l’ ultimo periodo della sua vita.

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Purtroppo, per Elvis, barbiturici, tranquillanti e anfetamine diventarono suoi compagni abituali di tutte le ore del giorno e della notte. La cosa ovviamente non fu senza conseguenze, e i ricoveri in ospedale diventarono ripetuti e frequenti. A quella che sembrava la crescita di uno stato ipocondriaco, si aggiungevano le nefaste conseguenze di una alimentazione eccessiva e molto disordinata, che portarono Elvis a ingrassare vistosamente e a sottoporsi poi, nel tentativo di recuperare un minimo di forma fisica, a diete dimagranti a base di medicinali.

Alla fine del 1973 la salute di Elvis cedette di schianto. Il suo chitarrista John Wilkinson lo ricorda “Gonfio come un otre, balbettante, un vero rottame… c’era qualcosa che assolutamente non andava nel suo fisico. Stava così male che le parole nelle sue canzoni erano totalmente indecifrabili.”

Elvis continuò comunque a prodursi negli anni successivi in una serie continua e incessante di esibizioni dal vivo, girovagando per gli Stati Uniti con il suo seguito senza concedersi mai sosta, ma i suoi fans non poterono fare a meno di assistere al suo progressivo, costante e continuo declino psico-fisico.

elvis grassoLa seconda metà degli anni settanta videro purtroppo un Elvis sempre più confuso, insicuro, grasso e sfatto muoversi sul palco, anche se a onor del vero, benché le sue condizioni fisiche fossero tutt’altro che ottimali, talvolta non mancò di prodursi in performances di indubbio livello, come la sua memorabile esibizione a Indianapolis al Market Square Arena il 26 giugno 1977 dove eseguì una sentita, straordinaria, e vocalmente indimenticabile interpretazione del pezzo Unchained Melody, brano utilizzato in seguito negli anni 80 come colonna sonora del film Ghost nella versione del 1965 incisa dai The Righteous Brothers, e un altrettanto valida interpretazione di un altro vecchio successo, Bridge Over Troubled Water.

Dopo il concerto, Elvis tornò a Memphis per riposare e dedicarsi ai preparativi del suo nuovo tour, previsto per la seconda la metà di Agosto. Il 16 Agosto, poco dopo mezzanotte, Elvis tornò a Graceland. Fino alle prime ore del mattino rimase sveglio con la famiglia e il suo staff, rilassandosi e curando gli ultimi dettagli per il nuovo concerto che avrebbe dovuto partire da Portland, nel Maine, il 17 agosto. Verso le 7 del mattino si ritirò in camera per riposare prima della partenza. Furono queste le sue ultime ore di vita.

In tarda mattinata, Elvis venne rinvenuto agonizzante nella sua stanza da bagno dalla compagna Ginger Alden nella sua dimora a Graceland, a Memphis. Fu trasportato celermente al Baptist Memorial Hospital, ma tutti i tentativi fatti allo scopo di rianimarlo furono vani. Ne fu quindi dichiarata la morte alle ore 15:30, a causa di un attacco cardiaco. Aveva solamente 42 anni.

casa elvis GracelandMeno di un’ora dopo l’annuncio della morte di Elvis, un migliaio di persone si erano riunite davanti al cancello di Graceland. Un’ora più tardi erano 3 000. Nel pomeriggio diventarono 20 000. In tarda serata erano 80 000. Da tutto il mondo piovvero ordini ai fioristi di Memphis perché confezionassero dei cuscinetti floreali a forma di chitarre, cani, orsacchiotti, cuori spezzati e corone. Furono organizzati due voli speciali che trasportarono 5 tonnellate di fiori dalla California e dal Colorado.

Graceland, la maestosa tenuta di Elvis Presley, è oggi un museo. Aperta al pubblico nel 1982, essa è divenuta una sorta di santuario del rock, meta del pellegrinaggio continuo dei suoi fan. Graceland risulta essere la seconda casa più visitata degli Stati Uniti con oltre 10.000 persone in visita a settimana, seconda solo alla Casa Bianca.

Il 16 agosto 1977, Elvis è morto nel suo bagno personale a Graceland, presumibilmente per un attacco cardiaco.

Tuttavia, vi sono dati contrastanti per quanto riguarda la causa della sua morte.

Secondo il noto biografo di Presley, Peter Guralnick, il cantante “aveva vomitato dopo essere stato colpito da infarto, a quanto pare mentre era seduto sul water”. Nel suo corpo furono trovate quattordici sostanze medicinali prescrittegli dal medico personale, sostanze dunque legalmente somministrate ad Elvis, il quale non faceva uso di sostanze stupefacenti.

tomba elvis

Altra causa imputata per la morte di Presley fu l’obesità. Secondo la stima del medico che effettuò l’autopsia sul corpo del cantante, Elvis al momento del decesso pesava circa 158 kg. Aveva messo su una buona parte di quel peso nell’ultimo periodo, dato che passava il tempo seduto nella sua stanza ricorrendo al cibo per consolarsi: dolciumi fritti, cheeseburger, gelati, pizze, panini fritti con bacon, burro di noccioline e banane. I medici che lo ebbero in cura avevano cercato senza successo di cambiare il regime alimentare di Elvis già nel 1974.

Non trascurabile anche l’ipotesi di uno shock anafilattico provocato da una parziale allergia alla codeina, sostanza presente in dosi massicce nei farmaci contro il mal di denti di cui Presley faceva uso durante quei giorni. L’ultima ipotesi sulla sua morte viene formulata tuttavia da un suo stretto conoscente nonché suo medico personale, il dottor George Nick Nichopoulos, che durante gli ultimi 12 anni della vita di Elvis l’ha avuto in cura.

Il medico ha recentemente pubblicato un libro dal titolo The King and Dr. Nick, in cui spiega nel dettaglio la sua versione delle reali cause della morte di Elvis. Secondo il dottore, Elvis morì a causa di una costipazione cronica e per questo motivo fu trovato morto vicino al suo WC. La costipazione cronica causa infatti un colon sproporzionato, una mobilità intestinale quasi inesistente e anche obesità (tutte circostanze riscontrate durante l’autopsia del cadavere).

elvis deadImmediatamente dopo la scomparsa del cantante si diffusero voci sul genere della leggenda metropolitana che sostenevano, e sostengono tuttora, che egli fosse in realtà vivo, e che la sua morte fosse stata una messa in scena, elencando possibili avvistamenti di Elvis.

Ad oggi, esistono associazioni, in particolar modo statunitensi, impegnate nel sostenere queste teorie. Tra le ipotesi più gettonate, spiccano la possibile origine aliena del cantante (ipotesi che viene citata anche alla fine del film Men in Black e nella canzone dei Dire Straits “Calling Elvis”), il suo inserimento in un programma dell’FBI per la protezione dei testimoni, e il volontario esilio del cantante stanco della vita condotta fino ad allora.

Fra le altre curiose storie che lo riguardano, ce n’è una che gli attribuisce anche l’omicidio del presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy.

Pur essendo passato più di un trentennio dalla sua morte, avvenuta il 16 Agosto 1977, e attorno alla quale permane ancor oggi un alone di mistero, il suo mito e la sua leggenda non sono stati minimamente scalfiti, e permangono tuttora intatti.

Nel corso della sua carriera Elvis Presley ha visto le sue canzoni approdare più volte nella Top Chart della rivista Billboard, punto di riferimento per le vendite nel mercato discografico statunitense. Sul mercato britannico, il cantante di Tupelo piazzò ventuno singoli in vetta alle classifiche di vendita, con ottanta settimane di permanenza al primo posto. I suoi dischi a 45 giri rimasero in classifica 1.277 settimane, mentre i long playing con le sue canzoni stazionarono nella Top 10 dal novembre 1958 al luglio del 1964.

In 24 anni di carriera Presley ha pubblicato 61 album, vendendo oltre 1 miliardo di dischi in tutto il mondo ottenendo il record di dischi venduti da un solo cantante, record condiviso con i Beatles e Michael Jackson.

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